P.arte II 8/24 giugno 2007 – Arte contemporanea a Pavia di Udine

Periodo:

dal 8 al 24 giugno 2007;

venerdì 8 giugno alle ore 18 inaugurazione; rinfresco e performance musicale di Hybrida.

Orari:
venerdì dalle 18 alle 22
sabato dalle 15 alle 20
domenica dalle 10 alle 20

Luoghi:

Pavia di Udine, Villa Porcia-Beretta, Villa Lovaria, Casabella

Eventi:

domenica 24 giugno ore 18.30 Villa Porcia-Beretta performance di chiusura,
progetto Biancuzzi e Pontel, sonoro Karmafuzion.

A cura di:

direzione artistica e testi a cura di Monica Faccio, coordinamento e organizzazione tecnica a cura di Etrarte, Gloria Deganutti, Raffaella Garzitto ed Elena Tammaro.

Non è qua giuso ogni vapore spento” era il motto dell’accademia degli Sventati, un gruppo di nobili Udinesi che nel Seicento si ritrovarono per dedicarsi agli “studi ameni”, cioè all’arte, alla letteratura e alla poesia. Le ville di campagna ospitavano a quell’epoca cenacoli culturali e letterari, costituivano uno scenario bucolico ideale, lontano dai traffici e dai commerci frenetici della città.

Sticeboris vuole appunto stuzzicare con la vitalità dell’arte e della creatività la laboriosa provincia friulana. Dimostrare che “non è qua giuso ogni vapore spento”, tentare di portare nuovamente artisti e poeti in campagna, tra alberi secolari, giardini e orizzonti fatti di campi a perdita d’occhio.

L’arte contemporanea non è solo quella che si trova nelle grandi metropoli, consacrata in asettici contenitori di oggetti. A Sticeboris non interessa rincorrere le mode frenetiche che s’intercalano nella civiltà e nell’immaginario delle merci. Gli undici artisti presenti in questa rassegna si confrontano con la natura e la storia, il fare arte nella società e nella propria comunità. Questa vuole essere l’occasione per un dialogo onesto, aperto, sincero, tra gli artisti, i loro “mondi” e gli spazi storici che li ospiteranno: Villa Porcia-Beretta, Villa Lovaria, i giardini, le serre, le corti e soprattutto il territorio di Pavia di Udine.

Nei progetti e processi creativi è stata chiesta la collaborazione degli abitanti, che hanno scritto frasi e immagini suggestive da raccogliere in una “poesia del paese”, assemblata (o “arrangiata”) da Ivan Crico. Anna Pontel lavorerà nei giorni della mostra alla creazione di una collezione di moda-scultura, ispirata dalle forme dell’abbigliamento spontaneo di coltivatori di orti e giardini. L’artista sarà presente anche con con un’installazione presso la sede di Casabella. Nella sala che fece da cucina a Maria Zef, vedremo la pittura accesa e onirica di Stefano Battistuta assieme ai mondi fantastici e delicati di Thomas Marcuzzi. Sempre a Villa Porcia un video di Mauro Pistocco. Le cicatrici della storia ritorneranno come segni del presente negli interventi di Piero di Biase (nell’installazione BoomRoom) e di Elisabetta Novello, con la sua poesia della memoria, della cancellazione e dell’essenza evanescente. Le storie individuali, forse più eroiche e tenere, sicuramente più realistiche di quelle famose o catodiche, interessano principalmente i lavori di Bibi Agosto (video) e di Emanuela Biancuzzi, unica artista residente nel paese, che racconterà, a modo suo, le persone che “fanno” il paese. Ancora ritratti, ma sfuggenti e suggestivi, quelli di Walter Criscuoli, figure mosse dai vividi colori non mostrano tratti esteriori quanto piuttosto evocano una sorta di energia, sprigionano l’aurea vitale. A cucire assieme storia personale e collettiva l’installazione sonora di Massimo Toniutti, un’opera di sartoria sonora attorno al secolare platano di Villa Lovaria, monumento naturale e centro ideale del paese.

Alla chiusura della mostra, domenica 24, tutti gli artisti e gli organizzatori prenderanno parte ad una performance progettata a quattro mani da Emanuela Biancuzzi e Anna Pontel.

Dove

Villa Lovaria (giardino):

Massimo Toniutti, installazione sonora
Ivan Crico, “Il Canto del Paese / Al Cjant dal Paìs”, poesia collettiva “arrangiata” dal poeta/artista. L’opera rientra in un progetto che ha richiesto la partecipazione del paese.

Villa Porcia Beretta

Stanza di Maria Zef
Emanuela Biancuzzi, copertine di Famiglia cristiana dedicate alle persone di Pavia. L’opera rientra in un progetto più ampio che ha coinvolto il paese.
Stefano Battistuta, dipinti acidi
Thomas Marcuzzi, affresco del paese all’epoca di Bjork, disegni e grafica

Foledor
Elisabetta Novello, installazione e documentazione video
Bibi Agosto, video ritratto
Piero di Biase, “BoomRoom” installazione

Stanza 1
Walter Criscuoli, ritratti dell’inconscio

Stanza 2
Anna Pontel, laboratorio di sartoria/scultura. L’opera rientra in un progetto di documentazione fotografica dell’abigliamento della “gente di orti e giardini”.

Stanza 3
Mauro Pistocco, video.

Mobili Casabella

Anna Pontel, sculture morbide, installazione

Comunicati Stampa

A disposizione dei giornalisti il comunicato stampa della mostra, in versione sintetica e in versione estesa, e il logo della mostra. Alcune foto le potete scaricare dalla Photogallery, per ulteriori informazioni potete contattare l’organizzazione della mostra.


 

Stefano Calligaro @ Rotterdam.1

Si jodèvin lontàns i borcs sot i mons clars. PierPaolo Pasolini.

Villa Beretta Porcia di Brugnera, una villa contadina dove il tempo si è fermato alla seconda decade del secolo scorso, quando l’ultima abitante della Villa, la contessa Porcia di Brugnera, all’età di sette anni, la lasciò per trasferirsi con la sua famiglia. La contessa compie quest’anno centouno anni ed è lei, assieme ai figli Antonio e Francesco, che ospita una rassegna d’Arte Contemporanea Friulana, molto speciale. Unica, in questo 2009, dove lo Spac di Buttrio (centro d’arte contemporanea al momento in ristrutturazione) e la riconversione degli spazi di Villa Manin hanno portato un improvviso vuoto istituzionale nell’attenzione alla giovane arte friulana, alla sperimentazione e crescita di quelli che nei prossimi decenni saranno il patrimonio artistico della nostra Regione. Al suo quarto anno la rassegna Sticeboris porta una boccata d’Ossigeno Friulano agli appassionati d’Arte e non solo; articolata nelle sale originariamente adibite alle attività agricole, la mostra accompagna il visitatore in una curiosa e stimolante visita all’interno della società attuale mediata dalla visione artistica, che sente la crisi e reagisce con creativa positività. L’artista è sensibile alle inflessioni storiche, acutizza e trasforma attraverso il linguaggio artistico, ciò che il senso comune cataloga come “sentimento sociale”. Non è semplice compiere il passaggio inverso, quello interpretativo, ma l’Associazione ETRAR.T.E. si prefigge l’obiettivo ambizioso di colmare questo gap e restituire al pubblico il piacere di comprendere una rappresentazione contemporanea del proprio tempo, che sia essa emotiva, figurativa o estremamente sintetica. Il percorso artistico degli attori di questa manifestazione stupirà per l’alta qualità dei lavori presentati, accompagnata da un’attenzione particolare alla comunicabilità degli stessi, grazie alla cura della guida alla mostra che lasceremo ad ogni visitatore.

Sticeboris: Ossigeno Friulano, questo il titolo dell’evento; Sticeboris dal termine friulano con un duplice significato, quello di attizzatoio, attrezzo utilizzato per ravvivare le braci e stimolare il fuoco e quello di provocatore; Ossigeno Friulano perché come una boccata d’ossigeno riattiva le nostre sinapsi celebrali, così l’arte vuole stimolare la reattività alla crisi in chiave positivistica, come occasione di rinnovamento. Molti dei nostri artisti lavorano anche all’ estero, non soltanto, alcuni di essi, come migranti dell’arte, vi hanno preso residenza. Valencia, Parigi, Rotterdam, tre città e tre percorsi artistici differenti, dove si mescolano e si ritrovano sensazioni e sentimenti legati al nostro territorio. Quando abbiamo iniziato a conoscere queste realtà (come Associazione), la curiosità si è naturalmente spostata verso le differenze che rendono attraente una migrazione per l’artista.

Una delle esperienze più interessanti ci è stata raccontata dallo scultore Stefano Calligaro che partecipa all’evento in maniera traslata, attraverso la sua esperienza d’ artista prima che mediato dalla sua produzione artistica.

Stefano Calligaro vive a Rotterdam, quando l’ho contattato per la partecipazione a Sticeboris, viveva al Duende, uno spazio che le istituzioni locali mettono a disposizione di giovani artisti, spazio in cui è possibile vivere e lavorare in studi collettivi.

“Perché sei andato a Rotterdam?” – una delle prime domande cui Stefano ha risposto in maniera spiazzante per me – “Perché qui essere un artista viene considerato un lavoro.”

Dal nostro primo scambio di mail ne sono seguite molte altre, con indicazioni che riguardavano la sua attività di scultore, le sue esposizioni collettive, le differenze più o meno evidenti fra un “sistema artistico italiano” e quello olandese, strutturato in maniera tale da fornire ad un artista, seppur giovane, la possibilità di vivere del proprio lavoro, dignità questa che riporta a uno dei principi più importanti del nostro territorio.

Quello che presento qui, in contemporanea con l’esposizione a Villa Beretta Porcia in Brugnera (Pavia di Udine 15-31 maggio 2009), è un virtuale viaggio da Udine a Rotterdam attraverso l’esperienza di questo artista friulano. Verranno pubblicati diversi interventi e fotografie per entrare nell’ esperienza artistica e umana di Stefano, con l’intenzione di far emergere, per differenza o comparazione, chi è l’artista oggi e come questo ruolo cambia a seconda del luogo in cui si sceglie di praticare questa “professione”.

Il nostro viaggio, essendo un viaggio virtuale, si pone come aperto ad incontri, anch’essi virtuali, v’invito quindi a scrivere le vostre domande all’indirizzo mail elena@associazionetrarte.it.


Il mestiere dell’artista.2

Stefano Calligaro vive a Rotterdam.

Alcune curiosità sulla citta Olandese:

  •  È il primo porto del mondo, Rotterdam, città-laboratorio, 600mila abitanti al 46% immigrati da altri continenti. Ogni mese, 400 nuovi immigrati. E nel 2012 gli immigrati saranno più degli olandesi «nativi». È «la diga sul fiume Rotte», questo significa il nome, che ha fatto saltare molte altre dighe culturali e sociali. Sempre un passo avanti a tutti: quando ad Amsterdam i «coffeeshop» degli spinelli e le ragazze in vetrina erano una rarità, qui erano già una tradizione; e quando a L’Aja non si vedeva una ragazza velata, qui (nel 1962!) era già aperta una moschea. Il suo sindaco è un ex giornalista di origini marocchine, si chiama Ahmed Aboutaleb ed ha 47 anni (e pare che sia uno in gamba!)
  • Per contrastare le compagnie di giovani e il loro chiasso vitale, fra le vie del centro di Rotterdam hanno installato un particolare dispositivo denominato “mosquito” che emette un fastidioso sibilo, udibile soltanto dagli under 25 (assurdo eh?)
  • Capitale dell’Integrazione; ma con regole ferree. Prima regola: la polizia è dappertutto. Secondo: ciò che non è proibito, è consentito; ma se fai qualcosa di proibito, sono guai. «Non colpiamo gli utenti, ma la criminalità », spiegano al comando della polizia.
  • Nei giardini, gli impiegati in pausa divorano cartocci di aringhe (piatto nazionale olandese) e bumbu-bumbu, spezie indonesiane; i ragazzi pattinano sull’onda dell’hindipop (versione asiatica dell’hip-hop).
  • In Olanda chi vuole la residenza permanente deve superare un corso di integrazione, lingua e cultura civica, che dura 3 anni. Se non vieni dalla Ue, devi pagare 270 euro.
  • Non sempre la macedonia etnica ha funzionato bene. Quando, anni fa, l’immigrazione musulmana giunse al culmine, proprio da Rotterdam si levò la voce di Pim Fortuyn.
    Di Stefano e della sua esperienza mi ha parlato un’amica.

Ho visto i suoi lavori su Internet e mi sono piaciuti (http://www.hardfolk.it/index.html).

Gli ho scritto, inviandogli il progetto di Sticeboris, qualche mese fa, e così è iniziato il mio viaggio.

Alla stazione ho incrociato un’amica e fra le chiacchiere ho scoperto che avremmo preso lo stesso treno, verso Nord.

Lei dipinge, ma lo fa “part time”, mi confessa, perché ha anche un “lavoroserio”. Un lavoro serio, – le domando – perché non è un lavoro serio fare l’Artista?

Mi ritornano alla mente le parole della prima mail di Stefano, – perché te ne sei andato dall’Italia? – domando – Perché volevo vivere in un paese dove fare l’Artista venisse considerato un mestiere e non un passatempo.

Nota dell’autrice: l’arte non riproduce il visibile, rende visibile, diceva Paul Klee nel 1920. Quello che ha perso concretezza nel 2009 è il Mestiere dell’Artista, un mestiere con la barba, riconosciuto dal pubblico, ma dimenticato dalle istituzioni, che non ne favoriscono la pratica fra i giovani.


Cos’è il Duende?.3

Confine Franco Svizzero.

Ai francesi piace farti “assaporare” il loro alito (sarà per via dell’orgoglio nazional casero); mi riferisco al capotreno che s’improvvisa profondo conoscitore della lingua italiana e cita Dante o forse era Vasco Rossi, non so.

Pare che – quanti anni hai? – sia la domanda del giorno. Ne avessi meno di 25 avrei vinto nell’ordine:

  • Un piatto di salsicce con crauti
  • Lo sconto sul biglietto
  • Un appuntamento con capotreno e assistente per una lezione di crepes
    Apprezzo l’affetto delle ferrovie francesi e ringrazio, affetto e dedizione che paghi profumatamente al ritiro del ticket di viaggio.

La mia amica ed io si chiacchiera con nuove compagne di viaggio, madre e figlia Messicane in viaggio premio post college. Le chiacchiere ci valgono istruzioni dettagliate per la visita di Parigi e un portachiavi del Messico con bandiera e pallone da calcio. Pare sia la nostra giornata fortunata!

Stefano mi aspetta al Duende (http://www.duendestudios.nl/).
– – Duende è un’associazione artistica indipendente, ospitata in un
edificio occupato ed ora diventato istituzionale, che offre 42 studi

di circa 100 metri q, in cui artisti indipendenti svolgono il proprio

lavoro in maniera professionale. L’edificio è una ex scuola, gestita

dai membri di Duende
A parte i residenti permanenti, al Duende è attivo un progetto di “guest studio”: esistono infatti tre grandi studi con mini unità abitative indipendenti, disponibili per artisti stranieri per un periodo di tre mesi.

Come cooperativa Duende è una realtà da 20 anni, con una vasta gamma di attività e manifestazioni all’attivo. Duende nasce come un’iniziativa che vuole stimolare il dibattito e la riflessione sull’arte, dentro e fuori della nostra vita quotidiana. La pluralità e la flessibilità sono le preposizioni per un dibattito attivo e uno scambio proficuo d’idee.

Duende opera come una piattaforma, offrendo spazio e opportunità di emergere alle influenze internazionali (ovvero agli artisti internazionali che ospita) attraverso la pratica artistica.

Duende mantiene una vivace collaborazione con altre comunità
artistiche così come con le istituzioni locali come TENT., Witte de

With, CBK, Musei e Gallerie. Collegamenti di così ampio respiro in un

contesto locale consentono ai singoli artisti di rimanere sempre

attivi e sensibili alla produzione artistica internazionale, sia nella

ricerca che nello sviluppo della tecnica –
La cosa m’incuriosisce, chiedo alla mia amica se abbia mai vissuto in una comunità artistica, parzialmente finanziata dallo stato, con la finalità di far crescere in maniera professionale il suo lavoro come Artista. La mia amica sbarra gli occhi ed esclama – Cerchi un eufemismo per parlare di Centri Sociali? Ma quelli mica li finanzia lo stato? Ce li prendiamo e basta! –

Mha, a Udine il centro sociale c’è, a ridosso del Despar di Piazzale Cella, ma tuttalpiù ci si può ascoltare qualche concerto e non credo sia sovvenzionato dal Comune!


Una linea che fa una passeggiata.4

– Kandinskij cominciò con le nozioni base di punto e linea, che vedeva come attivi, passivi o neutri e di questa linea valorizzò la varietà emotiva. Famosa è la sua definizione: “una linea che fa una passeggiata”. –
Leggo qualche massima della storia dell’arte aspettando l’arrivo di Stefano alla stazione.

Anch’io, come la linea di Kandinskij mi preparo emotivamente a una “passeggiata” nella vita di Stefano, fra i suoi lavori artistici, le influenze esterne e le pulsioni interiori che modellano fisicamente e motivano intellettualmente il suo lavoro.

“Rotterdam è una città in costruzione, non ha l’aria incantata di Amsterdam,- racconta Stefano mentre mangiamo qualcosa di oleosamente fritto- si sviluppa attorniata dal porto e dai cantieri navali, non è una città per le vacanze, ma è per lo più un posto di lavoro.”

“Cosa ti affascina di più della città?” – domando –

“Mi piacciono le grandi costruzioni a volte aggressive che si possono vedere passando per il centro, sedi di banche, uffici, negozi. – alza le mani e indica attorno a noi – Quando passeggi da queste parti non ti sembra di essere nell’Olanda che conoscevi dalle guide o da quello che trovi sulle riviste. – abbassa lo sguardo dai palazzi per scendere fra le facce colorate della gente e continua – Le persone che incontri non sono poi così olandesi, la concentrazione di abitanti provenienti da altri Paesi è incredibile.”

La multiculturalità di questa città si respira ad ogni passo, non ti senti straniero, tuttal’più un po’ arrugginito con il tuo inglese da sei meno meno. Fortunatamente c’è chi mi fa da guida!

“Ma qui è tutto un cultural mix?” – domando –

“La parte sud della città, quella che raggiungi con il maastunnel o l’erasmusbrug è quasi interamente abitata da persone che provengono dai paesi arabi o che da generazioni sono qui ma mantengono integre le loro origini, non trovi bar, ma centinaia di posti in cui prenderti una turkische pizza.”

Fantastico, penso, l’identità culturale che sopravvive non è nemmeno quella autoctona, ma si tratta di piccole bolle di culture aliene.

“Il centro è piccolo, lo puoi girare in 1 giorno toccando tutti i punti più interessanti, berti una birra in una delle 100 birrerie che trovi su ogni strada e mangiarti quantità industriali di cose fritte, dalle patate, che qui hanno 1 gusto fantastico alle verdure- e questo l’avevo capito! -. La lingua non è un ostacolo, qui per lo più si parla inglese e la comunicazione ne viene avvantaggiata, in questi giorni sto preparando i lavori per 1 mostra a Groningen, si tratta di una collettiva in uno spazio chiamato NP3, che trovo sia uno dei posti più interessanti di quell’area.”
La cosa m’incuriosisce, faccio qualche domanda e dalle risposte di Stefano ne viene fuori un quadro interessante in cui il sistema di promozione artistica, per quanto riguarda l’artista, funziona come in Italia, curatori o critici si interessano al lavoro perché lo vedono o ne sentono parlare, se lo trovano “ok” per il progetto a cui stanno lavorando invitano l’artista ad esporre e cosi vale per le gallerie. Ma la diversità sta tutta nell’approccio al lavoro dell’artista per parte di queste figure che dovrebbero costituire la struttura del “sistema dell’Arte”. Con le parole di Stefano ecco cosa c’è di diverso: “Trovo diversa la curiosità che queste persone hanno per qualsiasi tipo di avvenimento, dalla piccola mostra alla più grande. Sono del parere che il lavoro di un artista compreso il mio vada visto nell’insieme e non si possa giudicare da 1 lavoro, quindi questa voglia di muoversi e vedere cose che noto qui, trovo che sia uno dei maggiori punti a favore del sistema artistico olandese. Tenendo conto anche che in 8 ore l’Olanda te la giri tutta-”

Speriamo non pensi di farmela girare in bicicletta!

Sticeboris - comunicato sintetico Sticeboris - logo grande Sticeboris - logo piccolo Sticeboris - comunicato esteso